Zanzibar: tre sillabe che rimbalzano sulla lingua, in una musicalità che evoca avventure passate e rotte mercantili. Il termine, di origine araba, descriveva la "Costa Nera", al tempo dei sultani. Isola delle Spezie, Zanzibar si svela attraverso il fascino del suo passato. Una cultura swahili dai colori dell'Africa Orientale, un melange omano-indiano, una natura per il momento preservata, portano le promesse di un luogo i cui segreti restano da scoprire.
Unione di sapori sulla rotta delle Spezie e sosta, più oscura, della tratta degli Schiavi, Zanzibar si ammanta nella sua storia, al crocevia della civiltà. La sua essenza si scova nei vicoli e le porte intagliate di Stonetown, romantica Città di Pietra, sul filo del sole di mezzogiorno e poco prima del tramonto, quando i canti dei muezzin si propagono con grazia.
Vicino l'Equatore il calore è quasi un amico che accompagna durante il viaggio, seguito da vicino dai paesaggi dell'Oceano Indiano: lungo le spiagge bianche e i lagoni dai pesci colorati, si stanziano le ombre sottili delle imbarcazioni di pescatori, che solcano l'oceano al ritmo delle maree. Naturale, la più grande isola dell'arcipelago si scopre poco a poco, assaporando un tempo quasi immobile. Lontano dagli azzurri dell'oceano, un altro verde, più scuro: la foresta tropicale, regno delle scimmie colobi rossi e dei torturati alberi di mangrovie.
La cucina zanzibarina è profondamente influenzata dalle spezie e dalla storia dell'isola. A Stone-town si possono degustare eccellenti piatti indiani, specialità biryani o pilao, importati dalla comunità hindù dell'isola. Cannella e chiodi di garafano insaporiscono la cucina. Ottimo anche il pesce fresco: calamari, aragosto e grachi da degustare semplicemente alla griglia.
Il periodo migliore per visitare le isole dell'arcipelago di Zanzibar va da dicembre a marzo.