Modena, non solo Ferrari

Modena, apprezzata per le sue specialità enogastronomiche, aceto balsamico e lambrusco in primis, e conosciuta nel mondo per la Ferrari, è anche una città d'arte e cultura. Scopriamola insieme!
  • L'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è un prodotto tradizionale della cucina di Modena, la cui produzione è documentata già in un documento del 1046
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    L'aceto balscamico di Modena

    L'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è un prodotto tradizionale della cucina di Modena, la cui produzione è documentata già in un documento del 1046

Emma Sansone
Emma Sansone Esperto della destinazione Italia

Modena (dall'etrusco Mutna, mutato poi in Mutina dai romani) è un comune italiano di 185.148 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna. La città di Modena è stata dal 1598 al 1859 capitale del Ducato degli Este ed è un'antica sede universitaria ed arcivescovile. Dal 1947 la città è anche sede (nel Palazzo ducale) dell'Accademia Militare dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri. La città si trova circa al centro della provincia di cui è capoluogo, nella Val Padana in un territorio completamente pianeggiante. Due fiumi la circondano senza peraltro attraversarla: il Secchia ed il Panaro, la cui importanza per la città è testimoniata anche dalla presenza della Fontana dei due fiumi, dello scultore modenese Giuseppe Graziosi, situata in Largo Garibaldi. All'interno della città nasce il canale Naviglio, che sfocia nel fiume Panaro all'altezza di Bomporto. Un tempo accessibile al trasporto fluviale, il canale è ora sotterraneo e non accessibile all'interno della città.

La città, e soprattutto la sua area metropolitana, è economicamente una delle maggiori realtà nazionali. Infatti, nella provincia hanno sede importanti industrie alimentari (tra cui Grandi Salumifici Italiani, Cremonini e Fini, centri di produzione del Parmigiano Reggiano e della lavorazione del maiale, dove a Castelnuovo Rangone, il cuore di questo settore, la popolazione gli ha dedicato addirittura un monumento) e metalmeccaniche (Modena, così come la sua provincia, può essere considerata la Capitale Mondiale dell'Automobilismo Sportivo con le sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati in città, De Tomaso in periferia, Pagani a San Cesario sul Panaro e fino a pochi anni fa la Bugatti a Campogalliano. Inoltre ad una decina di chilometri dal confine provinciale, già in provincia di Bologna, nel comune di Sant'Agata Bolognese si trova la sede di un'altra storica azienda del settore come la Lamborghini. Viene anche considerata la capitale mondiale delle ceramiche (o della piastrella), grazie alle aziende di spicco presenti nei territori di Sassuolo e Fiorano Modenese. Notevole l'industria tessile presente nei territorio di Carpi e quella biomedica nel comune di Mirandola. Nel 1949 venne costruito, subito fuori delle mura, un Aerautodromo, con le funzioni di pista di volo per usi commerciali e pista di gare internazionali di auto e moto e di prova per le industrie automobilistiche locali di allora (Ferrari, Maserati e Stanguellini). È rimasto in uso sino al 1962, ma anche molto oltre per le gare motociclistiche ed esibizioni varie attinenti ai motori. Ora al suo posto vi è un grande parco dedicato ad Enzo Ferrari.

Nel centro storico, il Duomo, la Torre Civica e la Piazza Grande della città sono inserite, dal 1997, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Il Duomo, splendido esempio di architettura romanica in Italia, è stato progettato dal Lanfranco, mentre la decorazione della facciata, arricchita da bassorilievi e statue di profeti e creature fantastiche, è dovuta alla mano di Wiligelmo, uno dei più apprezzati scultori dell'epoca. Il marmo bianco della chiesa si ripete, a pochi passi, nella Ghirlandaia, una torre trecentesca, chiamata così per le balconate che corrono attorno alla cuspide e ricordano delle ghirlande.

Modena : cosa fare ?

I principali musei della città sono raccolti presso Palazzo dei Musei, situato in piazza Sant'Agostino. Questo, posto a ridosso dell'omonima porta (abbattuta nel XIX° secolo), è un esempio di urbanistica del Settecento. Qui Francesco III° d'Este fece costruire due grandi edifici con finalità sociali. Il primo, nel lato settentrionale ospita l'ospedale e di fronte, nell'altro, si trova l'"albergo dei poveri", inaugurato nel 1771, che un secolo più tardi fu trasformato dal comune di Modena nell'odierno Palazzo dei Musei. La piazza era completata dal grande monumento equestre di Francesco III° realizzato dall'abate carrarese Giovanni Antonio Cybei inaugurato nel 1774 e poi abbattuto nei moti rivoluzionari del 1797. Il palazzo ospita i più importanti musei della città. Vi si trovano il Museo civico d'arte, il Museo lapidario estense, il Museo Lapidario Romano, la Gipsoteca Graziosi e il Museo archeologico etnologico. Poco lontano dalla città si trova il Parco archeologico e museo all'aperto della Terramara, a Montale Rangone.

Nel Palazzo dei Musei è possibile inoltre visitare la Biblioteca Estense e la Galleria Estense, le due raccolte che testimoniano la passione per le arti e la cultura della Casa d'Este: entrambe furono trasportate da Ferrara alla fine del Cinquecento, quando Modena divenne la capitale del ducato. La Galleria Estense, nazionale, è forse il maggiore tesoro portato dai Duchi d'Este a Modena: tanto che alla grande collezione fece ricorso il Duca Francesco III°, che nel 1746 sanò il dissestato bilancio del ducato vendendo al Re di Polonia i cento quadri stimati più importanti. Malgrado la perdita di queste opere, attualmente per lo più a Dresda, essa rimane una delle più importanti collezioni pubbliche italiane, ospitando opere di Tintoretto, Paolo Veronese, Guido Reni, Jacopo Bassano, Correggio, Cosmè Tura, Tommaso da Modena, Lorenzo di Credi, Jacopo Palma il giovane, Dosso Dossi, il Guercino, i fratelli Carracci, i primitivi emiliani e il celebre Trittico di El Greco. Ma le opere più celebri sono i due ritratti del Duca Francesco I° d'Este: il busto in marmo del Bernini e la tela di Velázquez. La galleria espone anche oggetti antichi etruschi e romani, ceramiche, esempi del medagliere estense, strumenti musicali fra cui la famosa Arpa Estense.

La Biblioteca Estense, oltre a volumi di ogni tipo per la consultazione e lo studio, ha una collezione di manoscritti, carte geografiche, spartiti musicali, xilografie, incisioni in rame e antichi libri a stampa tra le più grandi e importanti d'Italia, visibili in una mostra permanente all'interno della biblioteca. Fra tutti occorre ricordare i due volumi della Bibbia di Borso d'Este, uno dei testi miniati più famosi al mondo, le cui sgargianti miniature opera di Taddeo Crivelli sono considerate uno dei capolavori assoluti dell'arte del Quattrocento, e il De Sphaera, unanimemente considerato il più bel libro astrologico del Rinascimento italiano: miniato per la corte di Milano (reca infatti lo stemma Visconti-Sforza sulla copertina), forse, da Cristoforo de Predis, pervenne agli Estensi di Ferrara nell'ambito dei frequenti interscambi con la corte sforzesca. La Biblioteca Civica è dedicata ad Antonio Delfini. Ha circa 150.000 documenti di cui oltre 100.000 sono collocati a scaffale aperto. Tra le Biblioteche comunali spicca la Biblioteca CROCETTA. Questa, di nuova costruzione è situata nei pressi di Viale Gramsci.

Il Museo del Duomo di Modena raccoglie un ricco patrimonio costituito da opere d'arte, parati e suppellettili liturgiche, che testimonia la vitalità della Chiesa modenese nel corso dei secoli. Importante il lapidario con reperti dal cantiere di Wiligelmo, Lanfranco e dei Campionesi. Il Lapidario, costruito verso la fine dell'XIX° secolo, integra il discorso storico-artistico della Chiesa, capolavoro della cultura romanica eretto a partire dal 1099 dall'architetto Lanfranco con sculture del grande Wiligelmo, sulla tomba di San Geminiano, vescovo e patrono di Modena vissuto nel IV° secolo. Raduna rilievi, sculture e iscrizioni d'età romana, medievale e rinascimentale, recuperati negli interventi al Duomo fra XIX° e XX° secolo, rinvenuti in scavi o rimossi per motivi di conservazione. In particolare sono presenti le "metope" romaniche, otto lastre a decoro del tetto scolpite da un allievo di Wiligelmo. Il museo, inaugurato nell'Anno Giubilare 2000, racchiude il "tesoro" di straordinaria magnificenza, che vanta suppellettili e arredi come l'altarolo portatile del XI°-XII° secolo, l'Evangelario romanico con coperta in argento e avorio, l'apparato in argento già presente sulla tomba del Santo, preziosi reliquiari, parati liturgici, gli arazzi con le Storie della Genesi prodotti a Bruxelles fra il 1560 e il 1570 e un'importante quadreria.

Il Museo Enzo Ferrari, chiamato anche "MEF", è un progetto i cui lavori, iniziati nel 2009, sono terminati il 10 marzo 2012, giorno della sua inaugurazione. Il museo è stato collocato a Modena in Via Paolo Ferrari 85, presso la casa natale di Enzo Ferrari, il famoso pilota di auto da corsa, nonché imprenditore, fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome. Il complesso museale, progettato da Jan Kaplický e portato a termine da Andrea Morgante, prevede un complesso costituito dalla casa natale e da una seconda struttura, che è sorta al suo fianco. Nell'edificio che ospitava un tempo l'officina di Alfredo Ferrari, padre di Enzo, adiacente alla casa natale, sono esposte vetture Ferrari e anche di altre marche automobilistichem, assieme ad alcuni motori. La nuova galleria espositiva che presenta una grande copertura in pannelli d'alluminio di colore giallo (il colore della città), le cui aperture per la luce rimandano alle prese d'aria di un'auto da corsa, ospita mostre temporanee di automobili Ferrari o di altre marche legate al territorio. All'interno del cofano giallo viene proiettato ogni ora un video riavvolgente, della durata di 10 minuti, che attraverso immagini e suoni racconta la vita di Enzo Ferrari. Il progetto è stato promosso dalla Fondazione Casa Natale di Enzo Ferrari, che vede la partecipazione del Comune di Modena, della Provincia di Modena, della Camera di Commercio di Modena, l'Automobile Club d'Italia e la Ferrari S.p.A. Dal 2014 il museo è gestito da Ferrari S.p.a.

Modena : cosa mangiare?

Modena è al centro di una fortunatissima porzione della Pianura padana in cui si estende l'area di produzione tipica del formaggio Parmigiano-Reggiano e del Prosciutto di Modena. Queste due glorie della gastronomia nazionale illustrano alla perfezione i caratteri della cucina modenese, basata sul formaggio e soprattutto sul maiale, l'animale d'allevamento più diffuso nella zona. Oltre al prosciutto, che è più sapido rispetto a quello di Parma, tanti sono gli insaccati di suino che meritano di essere assaggiati: su tutti, la coppa di testa e i ciccioli. Due piatti tipici della stagione invernale, ma che è anche possibile trovare per buona parte dell'anno nelle trattorie come nelle case modenesi, sono lo zampone, ottenuto con carne macinata di maiale insaccata nella cotica della zampa anteriore, ed il cotechino, dalla lavorazione piuttosto simile al primo, ma diverso per forma e cotenna. Dal maiale si ottiene anche lo strutto indispensabile per il tipico gnocco fritto: una focaccia fritta quadrata che si accompagna molto bene ai salumi. Originaria dell'Appennino, è invece la crescentina, detta impropriamente anche tigella (che, in realtà, è l'utensile con cui si prepara la crescentina). Essa cotta sulla pietra nella caratteristica forma rotonda, viene accompagnata con formaggi, salumi e pesto modenese, ossia lardo misto a rosmarino e aglio, sono l'ideale.

Tradizionalmente conteso con l'antica ed eterna rivale Bologna è il tortellino, un quadretto di pasta sfoglia ripiegato su un trito di maiale, prosciutto e parmigiano reggiano. Tipico delle zone montane (in particolare di Guiglia, Zocca, Marano sul Panaro, Serramazzoni e di tutto il Frignano) è anche il borlengo, sottilissima sfoglia ottenuta cuocendo in un'apposita piastra, la "róla", un impasto di acqua, farina e sale, detto "colla", condito, una volta cotto, prevalentemente con la "cunza", il pesto, altrimenti gustato con salumi, formaggi, e talvolta anche con marmellate o creme al cioccolato. Modena è famosa anche per il suo Lambrusco e per l'aceto balsamico.

I liquori i più tipici sono il Sassolino ed il nocino. Il primo è tipico della zona di Sassuolo, da cui prende il nome, ed ha un sapore intenso di anice, mentre il nocino ha diffusione ormai regionale, ed dotato di marchio di tutela. Questo è infuso in alcool dei malli verdi delle noci, che si raccomanda per il sapore intenso e le proprietà digestive. Tra i dolci vanno ricordati: il bensone, una sorta di pane dolce cotto al forno e decorato con grani di zucchero che si mangia tagliato a fette e intinto nel vino. L'amaretto, prodotto nelle principali pasticcerie della città, è un dolcetto morbido che si compone di un trito di mandorle e zucchero. La celebre torta Barozzi, un dolce inventato alla fine del XIX° secolo da un pasticciere di Vignola, Eugenio Gollini, così chiamata in onore dell'illustre concittadino Jacopo Barozzi detto il Vignola. La torta è tuttora prodotta dagli eredi del Gollini, secondo una ricetta segreta.

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