A circa un'ora da Bari, nel cuore della Valle d'Itria, si rannichiano i trulli - le casedde a trulle - di Alberobello, capoluogo simbolico della Terra dei Trulli iscritti al Patrimonio dell'UNESCO. Oltre 1 500 esemplari di questa sorprendente costruzione - concentrati tra la zona Monti e Aja Piccola - caratterizzano questo piccolo borgo di circa 11 000 abitanti. L'origine di questi edifici risalirebbe a un editto del regno di Napoli che - al 15simo secolo - imponeva un dazio sui nuovi centri urbani. I signori della regione, i conti Corvesano, obbligarono quindi i loro braccianti a costruire degli alloggi senza malta, facilmente smontabili. I contadini edificano allora queste abitazioni circolare in pietra a secco, sovrastate da un tetto conico autoportante. Quest'ultimi sono poi decorati da un pinnacolo e da simboli religiosi e mistici. Una recente analisi storica, tuttavia, suggerisce un'interpretazione più ampia, sottolineando che questo preciso tipo di costruzione è la risposta "fisica più semplice alle condizioni locali e solamente più tardi sarà utilizzata per delle finalità fiscali", è quanto si legge anche sul sito Unesco. Una finalità, tuttavia, che il conte di Corvesano, allora Giangirolamo II Acquaviva D'Aragona, detto il Guercio di Puglia, non mancherà di utilizzare quando nel 1644 l'insieme dei trulli di Alberobello fu smontato per truffare gli ispettori delle tasse inviati dal re di Napoli. Il trullo, d'altronde, è considerata una "forma arcaica di casa", tipologicamente simile a costruzioni presenti in altre zone del Mediterraneo come le taylots delle Baleari, i nuraghi della Sardegna, i sesi di Pantelleria.

DA NON MANCARE: il più grande trullo di Alberobello è chiamato il Trullo Sovrano, costruito dalla famiglia Perta nel XVIIsimo secolo. D'estate è luogo di appuntamenti culturali come concerti di jazza, pièces teatrali o letture di poesie.