E' leggermente tirato indietro su Corso Porta Nuova, il Grand Hotel. La facciata liberty di inizio secolo, oggi nascosta da qualche albero, è la prima carta da visita di questa struttura dall'eleganza patinata, che resta discreta e rivela al suo interno un'anima contrastata.
Nato nel 1912 in un corpo unico (il centrale) come residenza privata della famiglia austriaca Reichenbach, il Grand Hotel è riconvertito in hotel solo nel 1945. Il dopoguerra fa riposare le ferite, ed è solo negli anni Novanta che ha luogo una vera e propria ricostruzione e ricomposizione dell'edificio. L'ultimo rinnovo risale a una decina di anni fa (2003-2004), ed è forse il principale fautore di questa grandeur che sposa una profusione di marmi e grandi spazi pur lasciando intravedere in alcuni punti una disomogeneità dovuta allo scarto di epoche. E' il caso dei due blocchi che compongono l'attuale Grand Hotel, ben visibili dalla corte interna (che ospita un piccolo giardino con la statua cavalleresca di Nag Arnoldi, e uno spazio dedicato ai momenti di relax dei clienti) e in alcuni punti di una decadenza malcelata, frutto di un'architettura non sempre capace di premiare gli spazi come la prima impressione vorrebbe far credere (pensiamo ai balconi di alcune camere, molto piccoli).
Nel complesso, pero', la struttura rivela un'anima piacevole, e un'attenzione alle nuove tecnologie. Destinazione affermata di eventi business, il Grand Hotel mette a disposizione dei suoi clienti alcuni Ipad, una copertura wireless nelle aree comuni (a pagamento), e diverse sale conferenze (4 in tutto), attrezzate di videoproiettore e divisori modulabili. Possono accogliere fino a 170 persone.
La decorazione privilegia le arti visive: numerosi i quadri che accompagnano le pareti della struttura, e le opere di alcuni artisti novecenteschi, come Ciardi, Cascella, Purificato, Murer, e Arnoldi.