Ravesi, come il nome della famiglia che ha abitato qui per generazioni. Gli spazi che l'hotel occupa attualmente non erano altro che una serie di casupole vicine, appartenenti ai genitori, ai nonni, ai bisnonni, e chissà a chi prima di loro, della proprietaria, che ha voluto conservare non soltanto la fattura architettonica dell'insieme, pur ristrutturandola, ma anche parte del mobilio e della sistemazione interna, in un'atmosfera che resta particolarmente familiare.
La reception, per esempio, ha ben poco delle anonime hall dei grandi alberghi, si presenta piuttosto come il salotto di una casa privata in cui, accanto al pavimento in cotto rinnovato di recente e a bianchi divanetti moderni, si mescolano elementi d'arredo tradizionali, recuperati tra gli oggetti della casa: vecchi vasi, statuette della Madonna esposte all'interno di campane di vetro, come voleva l'usanza napoletana, lampade ad olio...
La vera chicca però si nasconde un po' più in basso, nell'area dedicata al bar e alla sala delle colazioni. Il bar è stato ricavato dal palmento, ovvero il posto della casa in cui un tempo si faceva il vino: oggi, a funzionalità moderne si unisce un arredamento che conserva quasi tutto dell'originale in una ricerca quasi etnologica che si ripete nell'attigua sala colazioni, in cui praticamente tutto del vecchio "cufularu" (nome siciliano per indicare il "forno" e quindi la "cucina") è stato conservato.
Dulcis in fundo, un tranquillo giardino si conclude con una bellissima piscina effetto infinity le cui acque turchesi si incontrano all'orizzonte con quelle del mare in un meraviglioso accostamento di blu.