La storia del Tropical Village, nella sua versione embrionale, nasce una ventina di anni fa (la nostra visita risale al marzo 2011) quando la sua struttura era adibita a villa privata di un facoltoso italiano, che un paio d'anni dopo decise di trasformarla in hotel. Più o meno una quindicina di anni fa è stato acquistato da Planhotel che lo gestisce in maniera diretta.
I due decenni sono stati sufficienti a far crescere un giardino rigoglioso e riposante che costituisce uno dei principali punti positivi dell'hotel e intorno al quale sono distribuiti, a ferro di cavallo, i bianchi edifici a due piani delle camere e, dalla parte opposta, l'imponente ma ariosa struttura in makuti che ospita la reception, il bar e un accogliente e rilassante salottino.
E' sotto il tradizionale tetto di paglia tipico delle costruzioni kenyote che si concentra la vita sociale del villaggio, tra un aperitivo e qualche scambio di battute con i compagni di viaggio piacevolmente affondati nei divanetti. L'arredamamento di questo spazio, organizzato su due piani, è ritmato da grandi tavoli bassi il cui ripiano in vetro mostra, al di sotto, le forme e i colori di alcune tipiche spezie kenyote, riunite in un riuscito puzzle decorativo. Una trovata simpatica e origininale che si aggiunge al piacere di ordinare a qualsiasi ora del giorno qualcosa da bere, che sia alcolico o analcolico, sapendo che è compreso nel prezzo dell'all inclusive. E dobbiamo dire che la qualità è sempre buona.
Dalla struttura in makuti, il villaggio si allunga verso il mare intorno a un vialetto che vede scorrere, ai lati, le due grandi costruzioni del ristorante, anch'esse aperte e con il classico tetto di paglia, e termina con la piscina e, infine la spiaggia. In quest'area un paio di altri bar sono aperti con orari che coincidono con i momenti di maggior frequentazione e la sera, intorno al piccolo teatro, si concentrano le attività dell'animazione.