"Io faccio un po' come mi piace, se a loro va bene bene, se no pazienza", sorride Silvia, la proprietaria, mostrando, appoggiato su una mensola nella sala colazioni, un busto di Mao, che ci confessa essere un suo amore di giovinezza. E questa filosofia si intuisce in tutti gli angoli dell'hotel, proprietà di famiglia da quando l'edificio era un laboratorio destinato alla produzione dei topini di pietra pomice, fino a qualche anno fa una delle principali attività economiche dell'isola. Nel 1998 è stato trasformato diventando un hotel, aperto dopo cinque lunghi anni di lavori e attese di permessi, durante i quali Silvia ha acquistato a destra e a manca tutti i mobili, le stoffe e gli oggetti che arredano la piccola struttura.
Soprattutto in bassa stagione o nelle calde ore del primo pomeriggio, se capitate per caso o senza aver comunicato l'orario di arrivo, può succedere che alla reception non ci sia nessuno. Inutile suonare il campanello sul bancone, non sortirà alcun effetto: bisogna rivolgersi alla casa di fronte, dalla parte opposta di un minuscolo vialetto a due passi dal lungomare di Canneto, dove abita Silvia, la proprietaria, che, dopo aver fatto il check-in, vi accompagnerà in camera scambiando due parole con voi nel rapporto cortese e amichevole che instaura sempre con i suoi ospiti.
Ciondolando nella bucolica corte interna o indugiando a leggere un libro seduti su una poltroncina, scoprirete lentamente tutti i piccoli segreti di Casajanca, chiamata così perché questo era il nome della vecchia casa di famiglia: sotto una pietra o tra le piante vedrete spuntare la testa delle due tartarughine che abitano qui, all'interno sfilano i quadri e le opere di pittori e scultori sostenuti da "Laboratorio Lipari". Con sede all'hotel, è un'iniziativa che intende promuovere e aiutare il lavoro di giovani artisti sia locali che nazionali, offrendo loro un soggiorno gratuito e lasciandoli liberi di esporre, anche a beneficio dei clienti che a volte comprano.